Battiato insegna: è importante trovare un giusto equilibrio che permetta una vita sana ed efficace.

La politica italiana è da sempre alla ricerca di un centro di equilibrio permanente, una sorta di “pax romana” duratura.

La “Pax Romana” è un termine utilizzato per descrivere il periodo di relativa pace e stabilità che caratterizzò l’Impero Romano dal 27 a.C. al 180 d.C.

Durante questo periodo, l’Impero Romano conobbe un’espansione territoriale significativa e un notevole controllo su vaste regioni dell’Europa, del Nord Africa e del Medio Oriente.

Questo periodo di stabilità è spesso associato a un certo grado di centralizzazione del potere politico ed economico.

Tuttavia, è importante sottolineare che la “Pax Romana” non può essere considerata un esempio di “centro politico” nel senso moderno del termine.

Il concetto di “centro politico” in politica contemporanea si riferisce alla posizione moderata tra ideologie estreme e alla ricerca di compromessi, mentre la “Pax Romana” era più una situazione di controllo centrale da parte dell’Impero Romano su una vasta estensione di territori.

Durante la “Pax Romana”, il potere politico era fortemente centralizzato nell’Impero Romano, con l’Imperatore come figura di autorità suprema.

L’Impero esercitava un controllo diretto o indiretto su molte province e regioni, garantendo una certa stabilità attraverso il mantenimento dell’ordine pubblico, la costruzione di infrastrutture e la promozione del commercio.

Inoltre, la “Pax Romana” era caratterizzata da un sistema legale uniforme, l’uso del latino come lingua comune in tutto l’Impero e un notevole scambio culturale tra le diverse province.

Questi elementi possono essere interpretati come forme di centralizzazione e standardizzazione, ma non necessariamente come una posizione politica di “centro” nel senso moderno.

È importante notare che il concetto di “centro politico” come lo intendiamo oggi è influenzato da contesti politici e ideologie specifiche del periodo contemporaneo.

La “Pax Romana” rappresenta piuttosto una forma di controllo centrale da parte di un impero su un vasto territorio, e la sua importanza politica è stata oggetto di dibattito tra gli storici.

Mentre ha portato a periodi di stabilità, ha anche comportato l’oppressione di alcune popolazioni conquistate e il mantenimento di uno stato di guerra latente per garantire l’ordine.

Pertanto, non può essere direttamente confrontata con il concetto moderno di “centro politico”.

Ritengo fortemente che l’errore della politica italiana sia stato quello di cercare appunto una sorta di “pax romana”, ormai inapplicabile con gli attuali standard sociali.

La nostra classe politica negli ultimi decenni ha inseguito un sogno, un’illusione, pensando di unire il paese con infrastrutture, standardizzazione di sistemi (legale, amministrativo, di controllo), ma ha mancato nel suo obiettivo più importante, quello culturale e di conseguenza quello etico sociale.

Certamente quello di realizzare infrastrutture e standardizzare i sistemi è un obiettivo importante ma è un corollario, che deve essere abbinato ad una forte coscienza sociale, una unità nazionale ideologica che permetta al popolo una vera coscienza etica ed identitaria verso il paese che lo identifica.

Ma su quali punti occorre definire una linea comune?

Ritengo che i seguenti siano la base fondante minima:

1. Rispetto per i diritti umani: l’importanza dei diritti umani fondamentali, come la libertà di espressione, l’uguaglianza davanti alla legge e il diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza.

2. Legittimità del governo: tutti riconoscono la necessità di un’autorità governativa legittima per mantenere l’ordine, far rispettare la legge e fornire servizi pubblici.

3. Sovranità: la sovranità nazionale è un principio importante, anche se il significato specifico di “sovranità” può variare da un’ideologia all’altra.

4. Scopo del governo: Le idee differiscono sul ruolo e sullo scopo del governo. Alcune vedono il governo principalmente come un regolatore economico, mentre altre attribuiscono un ruolo più ampio nella creazione del benessere sociale, ma non vi è dubbio sulla necessità di avere uno scopo definito e chiaro.

5. Economia: Le idee spesso hanno opinioni diverse sull’organizzazione economica. Ad esempio, il liberalismo tende a favorire un mercato libero, mentre il socialismo può promuovere una maggiore regolamentazione e pianificazione economica.

6. Ideali sociali: è possibile divergere sulle questioni sociali, come i diritti civili, l’uguaglianza di genere e le politiche familiari. Alcune ideologie sono più progressiste su queste questioni, mentre altre sono più conservatrici, ma l’equilibrio deve bilanciare le esigenze in campo con le forze disponibili.

7. Ruolo dell’individuo: Le idee possono variare nella loro percezione del ruolo dell’individuo nella società. Alcune enfatizzano l’individualismo e l’autonomia personale, mentre altre sottolineano il bene comune e l’interdipendenza, entrambe hanno senso e si dovrebbe trovare un baricentro almeno di intenti.

8. Uso della forza: Le idee possono differire sulle questioni legate all’uso della forza, inclusa la politica estera, la difesa nazionale e l’applicazione della legge, ma non possono certamente ignorarne la necessità in taluni contesti.

9. Ideologia economica: Le diverse idee possono adottare una visione specifica dell’economia, come il capitalismo, il socialismo o l’economicismo, e lavorare per attuare politiche che sostengano questa visione.

10. Visione del futuro: Le idee devono avere diverse visioni del futuro, comprese le priorità politiche a lungo termine e gli obiettivi desiderati per la società, ma in questo specifico tema conta soprattutto il parere del popolo.

Appare sempre più evidente che non riuscendo a riscostruire un impero, sia sempre più necessario definire alcune linee guida o punti comuni per governare il paese, che è sempre più multietnico.

Di certo non è possibile intraprendere un percorso che permetta a chiunque, una volta definite le linee guida,  di entrare nel contesto sociale del paese e sovvertirle.

Chi viene deve scegliere se quello che il nostro paese offre è quello che vuole, altrimenti si parla solo di acquisire pezzi di terra per fondare comunità differenti da quella autoctona, e siccome quella autoctona siamo noi, sarebbe opportuno dire subito chiaramente che chi viene a cena da noi non si porta il mangiare da casa, ma mangia quello che il padrone di casa ha preparato.

E magari viene se è invitato, ma qui forse è chiedere troppo.

Quest’ultima puntualizzazione è importante perché il fenomeno di contaminazione sia culturale che sociale potrebbe, nel prossimo futuro, se non già adesso, modificare, se non cancellare, quelle linee comuni fondanti la società del paese di cui si parlava in precedenza.

Ma allora quale soluzione?

Un paese saggio, un paese moderno ed illuminato non può non considerare il contesto in cui vive, e questo è un compito specifico della classe politica, che si deve preoccupare di amalgamare le tensioni del paese e muoverle verso quella che io ritengo possiamo definire “l’ispirazione”, ovvero quel culmine ideologico che riassume in eccellenza l’equilibrio del popolo.

Non si deve cercare lo scontro, non si deve agire sulle differenze del paese, occorre lavorare su quello più vicino al mondo intimo di ogni cittadino, ovvero la stabilità ed il bisogno di futuro.

Una volta questo bisogno era identificato nella famiglia tradizionale, oggi la famiglia ha assunto forme e connotazioni differenti, ma occorre riconoscere che ogni cittadino cerca speranza dentro una famiglia, quale che sia la definizione strutturata oggi.

Allora occorre trovare, a fronte di una definita idea di paese, un centro di gravità permanente, un equilibrio assoluto, una forma di stabilità anche politica che inevitabilmente passa per un centro politico ed ideologico forte.

Cosa vuol dire creare un centro forte?

ecco la mia spiegazione in punti chiave:

  1. Stabilità e coesione: Partiti e leader politici di centro possono favorire la stabilità politica e la coesione sociale. Poiché cercano compromessi e soluzioni equilibrate, riducono le divisioni estreme e promuovono la cooperazione tra diversi gruppi di interesse.
  2. Rappresentanza più ampia: Posizionarsi al centro può consentire ai partiti di rappresentare una parte più ampia della popolazione, evitando di alienare gli elettori che si identificano con posizioni politiche moderate.
  3. Flessibilità: Essere al centro offre una maggiore flessibilità nel negoziare leggi e politiche, il che può essere cruciale per affrontare le sfide in evoluzione e per adattarsi alle mutevoli esigenze della società.
  4. Evitare l’estremismo: Il centro può fungere da argine contro le forze politiche estreme che spesso portano a conflitti e instabilità. La moderazione può contribuire a mantenere la politica su binari più razionali ed evitare situazioni di polarizzazione e divisione.
  5. Attrattiva per gli elettori indecisi: Gli elettori indecisi o moderati possono vedere i partiti di centro come una scelta attraente, poiché offrono una via intermedia tra posizioni estreme. Questo può aumentare la base elettorale di tali partiti.
  6. Governance efficace: Il centro può essere associato a politiche pragmatiche e basate sull’evidenza, il che può favorire una governance più efficace e orientata ai risultati.

In conclusione non escludiamo nessuno, ma rimettiamo la palla al centro.

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