PACEM IN TERRIS

È l’incipit della più nota enciclica di Giovanni XXIII, attualissima oggi più che mai! Nel 2023 ricorrono 70 anni dalla promulgazione di quest’enciclica, della quale con stupore e malincuore non vediamo il tramonto, ma neanche la rinascita dell’uomo stesso, rivolta a tutti gli uomini di buona volontà: sulla pace fra tutte le genti, nella verità, nella giustizia, nell’amore, nella libertà!

Gli eventi che stanno scuotendo il mondo con sottili trame premeditate da anni, sono semplicemente una piccolissima parte del disastro che un manipolo di menti distorte vogliono realizzare, nella loro piccola concezione di se stessi, tentando di stravolgere l’identità umana nel concetto più puro di “aspeciazione”, dove il neutro è il vestibolo della robotica.

L’isteria collettiva sembra aver preso la mano nell’armare gli innocenti per mandarli all’ara sacrificale, ma non una voce si leva a reclamare la pace tra le genti e l’armonia tra le nazioni: l’effetto del programma di decoscienzializzazione sta dando i propri frutti, l’indifferenza e lo sconcerto prendono il sopravvento sull’ottimismo e sterili sono gli inviti all’equilibrio.

Attuali più che mai le parole rivolte al mondo da Giovanni XXIII a mezzogiorno del 25 ottobre 1962, quando la crisi di Cuba stava per affliggere l’umanità; qui le riproponiamo nella speranza che germoglino nella coscienza dei potenti l’umiltà e la consapevolezza che la vita di ogni essere vivente è un prezioso dono di Dio!

«“Signore, ascolta la supplica del tuo servo, la supplica dei tuoi servi, che temono il tuo nome”»

Questa antica preghiera biblica sale oggi alle nostre labbra tremanti dal profondo del nostro cuore ammutolito e afflitto.

Mentre si apre il Concilio Vaticano II, nella gioia e nella speranza di tutti gli uomini di buona volontà, ecco che nubi minacciose oscurano nuovamente l’orizzonte internazionale e seminano la paura in milioni di famiglie.

La Chiesa – e noi lo affermavamo accogliendo le ottantasei missioni straordinarie presenti all’apertura del Concilio – la Chiesa non ha nel cuore che la pace e la fraternità tra gli uomini e lavora affinché questi obbiettivi si realizzino.

Noi ricordiamo a questo proposito i gravi doveri di coloro che hanno la responsabilità del potere. E aggiungiamo: “Con la mano sulla coscienza, che ascoltino il grido angoscioso che, da tutti i punti della terra, dai bambini innocenti agli anziani, dalle persone alle comunità, sale verso il cielo: pace! pace!”.

Noi rinnoviamo oggi questa solenne implorazione. Noi supplichiamo tutti i governanti a non restare sordi a questo grido dell’umanità. Che facciano tutto quello che è in loro potere per salvare la pace. Eviteranno così al mondo gli orrori di una guerra, di cui non si può prevedere quali saranno le terribili conseguenze.

Che continuino a trattare, perché questa attitudine leale e aperta è una grande testimonianza per la coscienza di ognuno e davanti alla storia. Promuovere, favorire, accettare i dialoghi, a tutti i livelli e in ogni tempo, è una regola di saggezza e di prudenza che attira la benedizione del cielo e della terra.

Che tutti i nostri figli, che tutti coloro che sono segnati dal sigillo del battesimo e nutriti dalla speranza cristiana, infine che tutti coloro che sono uniti a noi per la fede in Dio, uniscano le loro preghiere alla nostra per ottenere dal cielo il dono della pace: di una pace che non sarà vera e duratura se non si baserà sulla giustizia e l’uguaglianza.

Che a tutti gli artigiani di questa pace, a tutti coloro che con cuore sincero lavorano per il vero bene degli uomini, vada la grande benedizione che Noi accordiamo loro con amore al nome di Colui che ha voluto essere chiamato “Principe della pace”.

Nel rifugio della fede riponiamo le speranze del domani, ricordando che statisti e parlamentari italiani di pregio hanno avuto un punto di riferimento arguto nella religiosità che ha infuso nel popolo ottimismo e slancio contribuendo tutti per la ricostruzione del Paese, ricordando non solo De Gasperi dove l’eloquenza del suo credo la possiamo raccogliere nell’epistolario con il suo padre spirituale de Logan, ma tanti altri come Dossetti, La Pira e lo stesso Giulio Andreotti per quel che se ne dica con un unico fine: il buon vivere in un mondo, che è unica risorsa e bene comune!

L’insipienza della comunità politica faccia il mea culpa, perché alle condizioni di futuro prospettate, NON POSSIAMO, NON DOBBIAMO E NON VOGLIAMO sottostare, respingiamo un regime unicamente finanziario, l’essere umano non è solo finanza e non può essere una macchina, la scienza generata dall’uomo per intuito divino è al servizio dell’uomo, uomo che non è e non deve essere gregge. Pertanto, facendo appello a tutte le forze rimaste in campo, dobbiamo tornare indietro per andare avanti, per ricostruire l’Italia faro del mondo, seminando pace tra i popoli e concordia tra le genti.

 

 

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